Questo articolo nasce come spunto di riflessione su un passaggio dell’opera “Oltre la letteratura, Conversazioni con Susan Sontag” (Edizioni Medusa, 2018).
Il paragrafo analizza il ruolo della fotografia nel XXI secolo, e recita così:
(…) Suppongo che la tradizione principale in fotografia implichi che qualsiasi cosa possa essere interessante se la si fotografa. Essa consiste nello scoprire la bellezza, una bellezza che può esistere ovunque ma si ritiene che risieda particolarmente nel casuale e nel banale. La fotografia fonde le nozioni di “bello” e di “interessante”. È un modo di estetizzare il mondo intero.
È un’affermazione quasi illuminante. Viviamo in un’epoca nella quale siamo bombardati di immagini. Tuttavia, i soggetti che selezioniamo per le nostre immagini molto spesso sono inusuali e talvolta futili: la nostra percezione fa sì che ricerchiamo il bello in un dettaglio o uno scorcio apparentemente insignificanti. Sono queste però le immagini alle quali diamo un significato quasi soggettivo e personale, in quanto fanno scaturire ricordi passati o creano piacevoli immaginari mentali.
L’immagine selezionata per rappresentare questo articolo è una semplice scritta su fondo grigio. Una scritta che di per sé non ha nulla di affascinante o significativo. Eppure, nel fotografarla, è stato messo in risalto il carattere della scritta, il suo colore, il contrasto che crea con lo sfondo, rendendola quantomeno interessante. Dall’inosservato si è passati ad un soggetto che cattura, si è estetizzato quindi un dettaglio.
Per accendere il nostro immaginario, ricerchiamo quindi il bello nelle piccole cose, nei dettagli.
Ph: @ Fondazione Prada Milano
