Se avete seguito la settimana della moda milanese, dovreste aver sentito parlare del movimento Black Lives Matter in Fashion, ovvero di come il dialogo sulle Black Lives Matter si traspone nel mondo della moda.
In tutto ciò la moda non dice nulla o sta gradualmente cambiando?
“Breaking the silence” scrive la Fashion For All Foundation sulla sua pagina Instagram, dove spinge ad attivarsi in tema di inclusione ed uguaglianza di trattamento dei neri.
Il tentativo è di rendere le persone consapevoli dell’ingiustizia raziale che coesiste tra di noi e che inconsciamente modella il nostro modo di pensare nei confronti delle persone che non hanno la pelle prettamente bianca.
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È riduttivo pensare che questo problema riguardi solo la popolazione americana, poiché è scoppiato a causa delle azioni di maltrattamento della polizia americana. Questo presupposto impedisce a noi italiani di teorizzare e costruire un discorso su questo tema, e la reazione più semplice è ignorare il comportamento razzista e tralasciare il fatto che ci riguarda da vicino.
Se dovessimo prendere in considerazione l’intera popolazione italiana, ci stupiremmo nel constatare quanti sono gli italiani che discendono da immigrati e i dati relativi ai livelli migratori che si stanno registrando. Dovremmo davvero iniziare a costruire un discorso sugli italiani come entità multietnica, che in effetti non sono prevalentemente bianchi.
In un’intervista tra la designer Stella Jean, unico membro nero della Camera della Moda italiana e Imran Amed, CEO e redattore capo di The Business of Fashion, a Stella viene chiesto di esprimere la sua opinione su come il movimento Black Lives Matter venga percepito all’interno della moda italiana.
See the full interview here: Stella Jean: Do Black Lives Matter in Italian Fashion?
Inutile dire che la teorizzazione di questo argomento nella moda è lungi dall’essere presa sul serio. Una potenziale conversazione è appena iniziata grazie all’interesse di Stella, dovuto al suo background italiano e haitiano.
Quando parla della sua esperienza personale, Stella spiega come funziona la moda per lei. Invece di essere uno strumento attraverso il quale mostra la sua estetica, concepisce la moda come un potente strumento in grado di esprimere la sua identità multiculturale: “Non uso la moda con uno scopo estetico, ma come uno strumento per combattere ogni segregazione culturale”. La moda può diventare un’arma liberatoria per tutte quelle culture che sono isolate e non ricevono molta attenzione.
Questo punto di vista è cruciale per una teorizzazione sulla moda. La moda, in tutta la sua creatività, può educare le persone a sostenere e celebrare la differenza e l’individualità culturale. La moda diventa così una sorta di “terapia” per usare le parole di Stella, perché guarisce chi finalmente può esprimere liberamente la sua identità spesso messa a tacere.
Tuttavia, i designer neri sono ancora invisibili: come possiamo quindi creare un dialogo?
I marchi si stanno lentamente aprendo ad un cambiamento perché mirano ad abbracciare il discorso sociale, ma ciò che è più difficile è davvero sforzarsi di migliorare l’assetto interno.
Viviamo in un periodo in cui il cambiamento è possibile e viene ascoltato, quindi dovremmo incoraggiarlo per farlo sentire ancora più forte.
