Il mio titolo è piuttosto provocatorio: la moda può cambiare il nostro preconcetto sul genere, o la moda non è un campo che può aiutare a riconsiderare il binario di genere? Mi è sorta questa domanda dopo aver ascoltato la presentazione di Abecedarium di Hari Nef sulla moda unisex del MoMA (The Museum of Modern Art, Items: Is Fashion Modern?) Su coursera.org. Afferma:
“Non credo (…) che la moda sia terreno fertile per una discussione sul genere”.
“I do not think (…) fashion is fertile ground for a discussion of gender”.
Sono in parte d’accordo con l’affermazione di Hari Nef se consideriamo la sua prospettiva sullo stile androgino fornito dall’iconico abito da smoking di Yves Saint Laurent (autunno 1966).

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Yves Saint Laurent, SS 1967 Haute Couture Collection
Qui, la donna è “si sente più forte” grazie ad un abito nero, che inevitabilmente richiama capi “virili”. In questi termini Hari Nef ha ragione; si tratta davvero una cancellazione dei confini di genere? Questo approccio non sta semplicemente spostando la percezione della “donna” verso un altro concetto limitato, quello di un’immagine stereotipata della mascolinità? Credo di sì. Attraverso questa immagine stiamo ancora concettualizzando la donna secondo la distinzione binaria che intrappola uomini e donne.

Come possiamo sovvertire i ruoli di genere attraverso i vestiti? È possibile? Il genere è un costrutto sociale e, come tale, ci obbliga a pensare secondo un binario fisso, uomo e donna. Apparentemente, questo binario è giustificato dalla distinzione biologica, ma artificiale, di maschio e femmina. Detto questo, penso che la moda possa diventare un potente strumento che attraverso l’autoespressione possa aiutare a sradicare quelle idee che impongono un certo codice di abbigliamento sia alle donne che agli uomini.
Come afferma Judith Butler, se il genere non fosse un confine fisso, chiunque “deciderebbe (…) il suo genere” (Butler x), il che implica che potremmo selezionare qualsiasi genere come se stessimo scegliendo i vestiti dal nostro guardaroba. Mentre, invece, i vestiti non riflettono una società senza genere, perché “l’esistenza di ogni persona è già decisa dal genere” (Butler x). Dovremmo pensare alla fonte di ispirazione quando selezioniamo i vestiti: se la fonte è una donna o un uomo, non stiamo cancellando le barriere, ma semplicemente imprigionando le nostre identità.

È vero che i ruoli di genere non possono essere smantellati dalla moda, ma il genere può effettivamente migliorare attraverso la moda. Recentemente, abbiamo assistito a un cambiamento nella moda grazie all’introduzione della moda unisex. In sostanza, la moda unisex è sinonimo di moda che può essere indossata sia da uomini che da donne, il che favorisce una concezione senza genere di entrambe le categorie.
Nonostante il fatto che molte persone giudichino la moda unisex noiosa e incolore, è un buon esempio di vestiti che superano i confini. H&M, ad esempio, ha promosso una capsule collection unisex, Denim United, in cui le magliette bianche e i capi in denim sono indossati in modo intercambiabile da entrambi i sessi. Tra gli altri esempi, la collezione prêt-à-porter Primavera 2018 di And Re Walker mostra pezzi unisex, in cui sia le donne che gli uomini indossano uno stile simile (anche gli uomini indossano le gonne). La collezione Prêt-à-porter Primavera 2018 di Calvin Klein by Raf Simons mostra uomini vestiti di rosa; oppure Gucci, grazie al direttore creativo Alessandro Michele, ha iniziato a mostrare uomini che indossano trame floreali e pizzi.
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Gucci, SS 2017
L’aspetto importante di queste collezioni è che non seguono regole, le menti dei designer non si concentrano su ciò che le donne o gli uomini dovrebbero indossare. Le loro collezioni sono esempi di sperimentazione, dove non ci sono preconcetti che possano creare confini.
Butler, Judith. Bodies That Matter. New York and London: Routledge, 1993. Print.
Hari Nef, Abecedarium Presentation on Unisex Fashion by MoMA, 2017.
